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lunedì 20 aprile 2015

Desert Near the End – Hunt for the Sun

#PER CHI AMA: Power/Thrash, Iced Earth, Kreator
Non conoscendo la band in questione, mi sono addentrato nei meandri della rete per scovare qualche notizia in più; i Desert Near the End (che abbrevierò come DNTE) sono un gruppo greco dedito ad un Power/Thrash bello potente, attivi con questo nome dal 2010 ma i cui membri militavano in altre formazioni già fin dal 2007. Musicisti con una notevole perizia tecnica, i nostri danno alle stampe verso la fine del 2014, questo full lenght (seconda uscita ufficiale della loro carriera) per l'etichetta Total Metal Records. Non posso che iniziare a parlare dell'artwork del lavoro, che a mio parere, poteva essere di gran lunga migliore e soprattutto più curato; vi confesso che ho avuto tra le mani demo con copertine più belle e più originali. Tralasciando comunque quest'aspetto, vorrei parlarvi della musica contenuta in questi 49 minuti; tra le influenze più palesi per il trio ellenico, ci sono sicuramente i grandi (almeno per me, diciamo fino ad una decina di anni fa) Iced Earth, uno dei miei grandi amori nella scena metal. Tutte le composizioni dei DNTE pagano infatti dazio a Matt Barlow e soci, così come in alcuni frangenti si possono scorgere influenze di thrash teutonico (Kreator su tutti) nelle linee melodiche delle chitarre. Da qui giungo subito alla prima conclusione: l'originalità non è certo il punto forte del gruppo greco. Ho ascoltato parecchio il disco, tanto che posso tranquillamente affermare che non si tratta di un lavoro brutto in senso assoluto, ma è altresì vero che non siamo davanti ad un lavoro che ci fa urlare al miracolo. La musica proposta si tiene sulla linea della sufficienza, le mazzate arrivano dritte a bersaglio, il disco è suonato e registrato bene, i suoni sono limpidi e cristallini, ma anche in questo campo ricalcano fin troppo da vicino le produzioni degli americani Iced Earth (in alcuni passaggi sembra di essere alle prese con un loro cd). Le otto canzoni proposte passano via senza colpo ferire, tutte abbastanza innocue sotto il punto di vista compositivo, anche se suonate molto bene e devo ammettere, anche molto potenti. La batteria costruisce tappeti di doppia cassa notevoli, il basso sempre molto presente e il riffing veemente, rendono le tracce però, un po' tutte uguali tra loro. Dal via con “Storm on My Side”, forse il miglior pezzo del lotto, si passa per atmosfere più rilassate con “Morning Star”, per poi continuare con la potenza di “Road to Nowhere”, facendo una pausa per rendere omaggio ai leggendari Blind Guardian con “Easter Path”. La corsa si conclude con gli otto minuti di “A Distant Sun”, sicuramente il mio pezzo preferito. In conclusione, un disco onesto, non certo un capolavoro; ma auspico per gli ellenici si tratti di un disco di transizione. Bisogna assolutamente allontanarsi dagli stilemi compositivi ed esecutivi degli Iced Earth, per non sembrare davvero una loro cover band; non è certo colpa di Alexandros Papandreou se il timbro somiglia così tanto a quello di Barlow, ma per carità, cantare con la sua stessa enfasi e con gli stessi accenti, mi sembra davvero troppo. Per il resto, un plauso ai musicisti che fanno il loro lavoro egregiamente. Aspetto i DNTE al prossimo appuntamento, sperando in una maggiore personalità compositiva, perché se così non fosse, sarebbe davvero un peccato. Tenetevi a debita distanza dalla Terra Ghiacciata!!! (Claudio Catena)

(Total Metal Records - 2014)
Voto: 60

giovedì 19 febbraio 2015

Red Hills - Pleasure of Destruction

#PER CHI AMA: Melo Death
Uscito nel 2014 per la label Total Metal Records, il CD di questi cinque ragazzi ucraini arriva tra le mie grinfie con grandi aspettative, in quanto il booklet e l'artwork davvero ben curati, indicano che probabilmente ci troviamo di fonte ad un bel disco, fatto secondo i sacri crismi. La formazione è composta da voce, due chitarre più basso e batteria, e inizia subito forte, martellando a più non posso su ritmi cari al death metal scandinavo più classico (ascoltando i Red Hills, si capisce quanta scuola hanno fatto gruppi come In Flames e co.), con una voce però che cerca di fare il verso al Chuck Schuldiner anni '90 (Control Denied compresi ovviamente). L'abbinamento all'inizio potrebbe spiazzare, ma poi piace, anche se non finisce di convincermi appieno. Doppia cassa onnipresente, ottimo il lavoro di chitarre, i Red Hills continuano la loro marcia lungo i 26 minuti del disco andando a ricalcare, il che si palesa dopo qualche ascolto, terreni già toccati dai Children of Bodom anni or sono. Ecco il punto cruciale di 'Pleasure of Destruction', la poca personalità. Formalmente il disco va oltre la sufficienza, grazie a suoni meritevoli, precisi e degni di un disco metal moderno; tuttavia, le canzoni sembrano davvero tutte uguali e anche dopo svariati ascolti, si fatica a riconoscerle. Tra le song emergenti, per la qualità dei refrains, vi cito la canzone in apertura, “Hard to Be a Good Man”, e la notevole “Nocturne”, mentre tracce come “Whispering in My Mind” e “Bullet in My Head” rimangono piuttosto anonime nell'economia del disco, risultando monotone e poco originali. Un punto a favore dei nostri va invece nella durata delle composizioni, che si attestano su una media di 3 minuti a canzone, rendendo l'ascolto agile e per niente noioso. Tirando le somme quindi, 'Pleasure of Destruction' è un disco piuttosto innocuo, che non aggiunge e non toglie nulla al panorama attuale del genere, barcamenandosi dignitosamente intorno alla sufficienza. Sul filo del rasoio i Red Hills strappano una sufficienza; neanche mezzo voto in più, sarebbe davvero troppo. (Claudio Catena)

(Total Metal Records - 2014)
Voto: 60

sabato 10 gennaio 2015

Stormhold - The Lost World

#PER CHI AMA: Melo Death, Arch Enemy, Dark Tranquillity
Devo sapere assolutamente una cosa: ma i tecnici del suono dell'est Europa hanno tutti le orecchie felpate o sono perdutamente innamorati delle produzioni simil-MIDI marchio di fabbrica del pop italiano anni '80? No perchè, in tutti (e dico tutti) i CD provenienti dalla ex Unione Sovietica che ho ascoltato recentemente, permane quel gusto vagamente kitch stile “Al Bano e Romina”, nei suoni ovviamente, così plasticosi da risultare ad un millimetro dall'orlo del baratro del ridicolo. Scusate lo sfogo, ma capirete...era dovuto. Bando alle ciance, parliamo di questo CD, debut album del gruppo Bielorusso degli Stormhold; composto da sette tracce per una durata totale di 36 minuti, i sei ragazzi ci propongono un Melodic Death Metal che abbiamo già sentito proposto da una miriade di altri gruppi (In Flames, Dark Tranquillity, Nevermore, Arch Enemy, At the Gates ecc ecc.). Diciamo che, la presenza massiva delle tastiere, invece che giovare all'economia delle composizioni, rende il tutto un po' troppo stucchevole anche quando una maggiore dose di aggressività non avrebbe guastato. Infatti la formazione sa stare sulle proprie gambe e lo fa anche piuttosto bene, ma sono proprio le scelte di dubbio gusto a “rovinare”, passatemi il termine, il lavoro. Non sono e non voglio di certo essere io a giudicare le decisioni del gruppo, ma da semplice ascoltatore alcune cose mi fanno davvero imbestialire. Questo perchè potremmo essere qua a parlare di tutt'altro disco, se solo fossero state fatte alcune valutazioni differenti dal solo punto di vista del “gusto” musicale. Le canzoni ci sono, ed alcune sono davvero belle, altre degne di nota, tuttavia nel complesso il disco non mi convince più di tanto. Punto primo: i suoni. Come diavolo si fa a produrre un disco, nel 2014, di una band sulla carta molto valida, con dei suoni del genere e mandare a rotoli il lavoro e la fatica di anni? Suoni freddi, slegati, volumi completamente sbilanciati, assoli di chitarra quasi da intuire. Ho ascoltato DEMO registrati meglio. Punto secondo: la scelta delle tastiere. A mio parere l'uso massivo delle keys fa perdere appeal all'intera proposta. Senza tastiere e con una produzione e dei suoni molto più aggressivi, ci troveremmo di fronte davvero a un disco davvero buono. Per questo, ho cercato di valutare le canzoni tralasciando gli altri aspetti, basandomi solamente sul valore delle stesse, per cui mi sento di consigliare senz'altro l'ascolto di “Wind of Freedom” e “Another Day”, oltre che della conclusiva e assai notevole “Inside My Mind”. Peccato, peccato, peccato!! Vorrà dire che vi aspetterò con ansia, miei cari Stormhold, alla prossima release: magari un po' più cattivelli, sotto tutti i punti di vista. (Claudio Catena)

(Total Metal Records - 2014)
Voto: 65

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