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martedì 15 gennaio 2013

Cadaveric Crematorium - One of Them


#PER CHI AMA: Brutal Death, Grindcore, Cannabis Corpse
Oramai sapete che il brutal non è proprio il mio genere preferito. Ma questa ennesima fatica dei Cadaveric Crematorium mi lascia veramente soddisfatto dopo il suo ascolto. Sarà per gli elementi grindcore o per la genialità del concept, questo disco ha abbattuto tutto il mio scetticismo e disinteresse. Il vero responsabile della mia attrazione verso quest'album, altro non è che il suono: non è cosi pesante, caotico o fastidioso, come mi aspettavo; eppure la musica proposta è tutta il contrario. Il disco si sviluppa in diciannove tracce per una durata ottimale che oscilla intorno ai tre quarti d'ora, dieci di queste sono le tracce vere e proprie, formate da un'assuefante brutal/grind mentre le restanti nove, identificate da lettere dell'alfabeto greco, sono delle intro/outro, usate sapientemente come ambientazione del concept, dove vengono smascherate le già conosciute doti tecniche e compositive del quartetto bresciano. Sicuramente la cosa che colpisce di più al primo ascolto è l'incredibile sinergia creata dal basso e dalla batteria che fanno della sezione ritmica un muro invalicabile ed un solido terreno, dove i riff spuntano come funghi uno più velenoso dell'altro. La voce non è da meno e grazie ai vari passaggi da scream a growl, riesce a dar maggior risalto alle singole tracce evitando la classica noia da guttural. Ma queste sono le basi sulle quali si fonda il disco perché è pieno di episodi che impreziosiscono ulteriormente l'opera, come cambi di tempo inattesi e incursioni sweepanti a tradimento, tanto per dirne alcune. Non sto qua a raccontarvi la storia di “One of Them”, vi consiglio fortemente di assimilarlo in tutte le sue sfaccettature. (Kent)

(The Spew Records)
Voto: 75

http://www.cadaveric.it/

sabato 26 novembre 2011

Natrium - Elegy for the Flesh

#PER CHI AMA: Techno Brutal Death
Mmmm, la copertina raccapricciante (ad opera di Pär Olofsson - Deeds of Flesh, Hour of Penance, Immolation, Spawn of Possession, Immortal) non lascia presagire nulla di buono: sono certo infatti che quel macabro scheletro sottoposto a chirurgia aliena, raffigurato nella cover della nuova release degli italiani Natrium, significhi colate laviche di selvaggio brutal death. E non mi sbaglio di sicuro quando, dopo aver premuto il tasto play e ad aprire c’è la title track, vengo immediatamente investito da un carro armato dalla potenza di fuoco smisurata. Complice una pulizia nella produzione spaventosa (ai 16th Cellar studio), una perizia tecnica maestosa e una ritmica invasata, vengo subito messo a tappeto dal sound articolato, quanto mai brutale dei nostri. Se pensavate che solo gli Stati Uniti, potessero vantare band estremamente valide nell’ambito del brutal death (ed i primi a venirmi in mente sono i Decrepit Birth), dovrete immediatamente ricredervi ascoltando questo lavoro. Abbandonati gli esordi thrash metal, il quintetto di Cagliari, sfoggia una prova di mirabolante brutal techno death con questo “Elegy for the Flesh”, che nelle sue otto brevi tracce, ha il pregio di evidenziare, il processo evolutivo della band, le sue enormi capacità tecniche (ottima come sempre la prova del drumming) e la qualità in sede compositiva. È complesso e assai strutturato il lavoro dietro questo album, che palesa oltre alle qualità già espresse sopra, anche un raffinato gusto per le melodie in fase solistica (eccezionale il finale di “Breastfed with Mendacity”, ma in generale di ogni song), una prova magistrale dei singoli, e anche una inaspettata pulizia vocale nel growling cavernoso di Lorenzo Orrù. Ma attenzione perché “Elegy for the Flesh” non è solo ritmiche al fulmicotone: il cd racchiude infatti anche rallentamenti da brivido con chitarre ultra massicce (“Sarin Benison”), stop’n go ubriacanti di scuola “Meshugghiana” e linee di chitarra assai complesse che si intrecciano fra loro con un esito davvero avvincente che farà di certo la gioia di chi adora un genere come questo. Questa seconda release dei Natrium, non sarà di facile assimilazione perché mai scontata: la violenza espressa nelle note di questo lavoro infatti non è fine a se stessa e pertanto un ascolto più approfondito e attento è decisamente d’obbligo. (Francesco Scarci)

(The Spew Records)
Voto:80

domenica 20 novembre 2011

Progress of Inhumanity - Escalating Decay

#PER CHI AMA: Grind, primi Napalm Death, Terrorizer
Avete fretta di ascoltare un album che vi brutalizzi velocemente ed efficacemente con ritmiche assassine e schizoidi? Eccovi presto accontentati: 21 tracce di ferale grind core per un totale di 27 minuti; 21 schegge impazzite che vi segheranno in due con il loro sound, concentrato di brutalità, efferatezza e semplicità, che di certo non griderà al miracolo, ma che rappresenta di certo la ricetta ideale per chi ha voglia di pogare come un dannato. “Escalating Decay” è il debut cd degli ateniesi Progress of Inhumanity, che forse nostalgici degli esordi di Carcass (“Reek of Putrefaction”) o Napalm Death (era “Harmony Corruption”), ha pensato bene di rilasciare questo lavoro, esclusivamente indicato ai fan del genere. Inutile soffermarsi su una traccia piuttosto che un’altra, data l’esigua durata delle varie composizioni: vi basti sapere che ciò che contraddistingue il sound dei nostri è una ritmica serrata, nervosa, secca, ma mai estremamente pesante, una sorta di punk portato all’ennesima potenza. La linearità dei suoni, le growling vocals che si intrecciano con uno screaming nevrotico, un drumming ultra tecnico con un uso sconsiderato dei blast beat, qualche inatteso rallentamento, completano il quadro della situazione di una release che non ha molte pretese, se non quella di farvi sbattere la testa come dei pazzi scatenati. Devastanti! (Francesco Scarci)

(The Spew Records)
Voto: 65