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venerdì 16 settembre 2016

Antigama - Resonance

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Death/Grind, Napalm Death, Psyopus, Cephalic Carnage
Identificati come la nuova faccia del grindcore moderno, i polacchi Antigama non potevano non sfuggire dalle grinfie della Relapse Records. Dopo due furiosi lavori quali 'Discomfort' e 'Zeroland', la band di Varsavia ha continuato nella sua evoluzione, proponendo un sound sempre più borderline tra brutal death e grindcore. In 'Resonance' però i suoni si fanno più claustrofobici rispetto al passato, ma anche più ossessivi e psicotici. Forti di una produzione eccellente e di una padronanza strumentale ineccepibile, i nostri ci sparano in volto 17 schegge impazzite di musica feroce, allo stesso tempo ipertecnica e malsana: combinando la asprezza del grind old-school con gli acrobatici numeri della scuola techno grind tipica di act quali Cephalic Carnage e Cryptopsy, il combo ci aggredisce con un mix mortale di riff micidiali e intricati, iperveloci blast beat, rigurgitanti growling vocals, ma anche insane, schizofreniche e rallentate atmosfere, che ci mostrano il lato più malato, ma secondo me, più intelligente della band polacca. Qui non troviamo soltanto una furia sonora fine a se stessa, ma anche citazioni psichedeliche alla Mastodon, frammenti impazziti di musica tribale (ascoltate “No” e la successiva “After” per farvi un'idea); richiami più o meno eccellenti ai Sepultura (per ciò che concerne l’utilizzo della batteria), ai Napalm Death (per le similitudini vocali con mister Barney) e ai Meshuggah sotto acido. 'Resonance' ci consegna una band che dimostra di avere idee assai chiare e una forte dose di personalità e autoironia. Promossi a pieni voti!! (Francesco Scarci)

(Relapse Records - 2007)
Voto: 75

https://antigamaband.bandcamp.com/album/resonance

giovedì 4 febbraio 2016

Slowrun - Resonance

#PER CHI AMA: Rock atmosferico/Ambient
Se avete paura di sostare nel purgatorio delle anime, deviate il vostro ascolto a musiche più convenzionali e scontate. Diversamente, rimanete con me armando le vostre mani. L’una, d’una fiaccola accesa di fuoco e di benzina. L’altra, di speranze malinconiche e rabbiose che attendono quel gancio alla vita che ha il sapore del sangue già versato e pronto ad essere ancora messo in gioco. Benvenuti nel deserto di velluto degli Slowrun. Faremo diversamente stasera. Io per ogni traccia, anziché dire, chiederò, e voi ascoltando, replicherete a voi stessi, certo, non a me. Giochiamo. I dadi li metto a giro. La posta è alta solo se giocherete al mio gioco. Il nostro casinò lo inaugura “Ascent”. La traccia non è musica, ma stridere strumentale ferroso di maglie dissonanti e troppo vicine, rugginose e stanche. Perché non assecondate i suoni, il silenzio, la malinconia perdendo senso e sapore del giorno? Cosa cerchi? Cosa vuoi? O forse cosa vorresti che non hai il coraggio di chiedere? Ecco “Blinding Light”: la song dei quattro finlandesi ha l’arroganza pudica che tu non avresti. È deciso, è stellato nelle punte callose della chitarra, è immaginoso e concreto. Da e toglie. Toglie e da. Poi termina con un riff che trasla in un altro giro sgranato di corde. Ecco un’altra domanda. Cosa vuoi essere? Non c’era nulla prima. C’era una soffitta polverosa. Eri solo. Poi. Hai alzato il volume. Vita ed incanto. Rabbia e pace. “Remember”. Ascoltate. Come se non ci fosse stato il tempo. Questa “Fragments” accarezza gli estimatori d’anime nel vento. Scioglie i pensieri di chi sa scordare la propria anima alla fine del giorno. Come vi fa vibrare questa traccia? E ora “Introspection”. Si ripete la ritmica. La song cerca l’ipnosi dei sensi. Accarezza per accarezzarsi. È culla al cullarsi. E voi? Quando è stato l’ultima volta che avete cullato un pensiero? Torno. State comodi. Torno al vostro antro ambient maliconico ed oscuro. Ai chiaroscuri dell’anima, al sorseggiare vino rosso da calici medievali. Si. Torno con “First Hour”. Per questo pezzo ho solo una domanda : “cosa provate la notte svegliandovi avvolti da buio e silenzio ed ombre?” Siamo alla settima traccia. “The Way”. Il titolo della song è curativo. Scevro da domande. Impossibile alla gogna. Lasciatemi dire che il chiedere non è che il dire. Lasciatemi dire che la musica è parole anche se strumentale. Lasciatemi dire che l’ispirazione provata è proporzionale alla qualità dell’ascolto, così vi invito nella grotta degli Slowrun. Vi perdere, ma solo se vorrete. Tra domande e torce avrete le vostre risposte. Buon ascolto. (Silvia Comencini)

(Dunk! Records - 2015)
Voto: 75