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martedì 11 novembre 2014

Moonless - Calling All Demons

#PER CHI AMA: Stoner Doom, Black Sabbath
“The snow is falling from a led grey sky, it’s the season of evil, it is time to die”. Con queste precise parole, scandite con marcato accento nordico, si apre “Mark of the Dead”, il primo brano di questo primo vero e proprio album dei Moonless, quartetto danese dedito al culto di Tony Iommi. Il lavoro in questione, pubblicato nel 2012 da Doomentia, è stato però registrato nel 2010, sull’isola di Samsø, nel retro del museo della Austin, la marca di automobili della Mini, e non solo. Non so perché l’ho dovuto dire, ma per me questa cosa aggiunge un bel po’ di fascino ad un disco che, già di per se, non può non lasciare indifferenti. Tonnellate di Black Sabbath. Questo, essenzialmente, è quello che troverete in 'Calling All Demons'. I quattro sono praticamente riusciti a clonare il suono della chitarra di Iommi, e a ricreare la selvaggia e oscura potenza dei primi lavori dei Sabbath, compresa – cosa per nulla secondaria – la capacità di sfornare brani assolutamente catchy, che si stampano nel cervello senza volersene andare per un bel po’. Le prime tre tracce sembrano estratte dal manuale del perfetto sabbathiano: riffoni lenti, batteria pestona, basso fuzz che procedono compatti e inesorabili fino al canonico cambio di ritmo di metà brano (splendide, a questo proposito, “Mark of the Dead” e “Devil’s Tool”). Molto bella la voce, un potente ibrido tra un John Garcia più roco e Glenn Danzig. La seconda parte del lavoro (che in totale mette in fila 6 brani) si sgancia dagli stilemi pseudo doom per approcciare uno stile più hard-blues, suonato con immutata convinzione e potenza. Gruppo e disco solidissimi, senza fronzoli, ricami e sottigliezze. Così come una vecchi auto, per esempio una Austin degli anni '60, dalla lamiera spessa e zero elettronica in cui non poteva rompersi praticamente nulla. Niente di nuovo sotto il sole, quindi, se non una quarantina di minuti che hanno il pregio di stare in piedi se suonati in sequenza tra 'Masters of Reality' e 'Blues for the Red Sun'. Ditemi voi se è poco. (Mauro Catena)

(Doomentia/Hjernespind Records - 2012)
Voto: 75

https://moonless.bandcamp.com/