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domenica 29 maggio 2016

Gort - Pestiferous Worms Miasma

#PER CHI AMA: Black Old School, Darkthrone, Mayhem
Abbiamo incontrato il buon Wolf recentemente nella recensione dei Terrorfront, lo ritroviamo qui con un'altra band partenopea, i Gort, il cui anno di fondazione cita addirittura 2002. Dopo quasi 15 anni di militanza, il quartetto di Napoli conta 4 demo all'attivo, 3 split album e due full length, tra cui il qui presente 'Pestiferous Worms Miasma', disco di otto pezzi, uscito qualche mese fa per la Lupus Niger. La proposta musicale dei nostri si rifà ad un black metal vecchia scuola, che scomoda per intensità i vecchi grandi del passato, da Darkthrone a soprattutto i primi Bathory e Celtic Frost. Le torrenziali e gelide chitarre di "Black Katharsis", coadiuvate dalle caustiche vocals di Lord Lemory (ex frontman dei Tenebra), ci riportano indietro nel tempo, grazie alle sue ataviche melodie e a quel feeling, tipicamente anni '80, abbracciato dai quattro musicisti campani. Non aspettatevi quindi una certa ricercatezza nei suoni, che a dire il vero spesso risultano scarni nel loro corrosivo incedere. “Old Bleeding Scars” esprime perfettamente quanto detto sinora, anche a fronte dei continui "Uh!" che si concede il vocalist, quasi ad omaggiare il vecchietto T.G. Warrior dei Celtic Frost. Stiamo parlando di musica che incarna i dettami in voga 30 anni fa e che qui viene riproposta nuda e cruda, senza tanti orpelli stilistici, lasciando che sia il solo suono tagliente delle chitarre a suggestionarci, a farci rivivere il mito delle registrazioni nelle foreste norvegesi, la follia dilagante delle chiese incendiate, degli inni a Satana o degli assurdi omicidi che falcidiavano la scena scandinava. Nel frattempo le song avanzano minacciose, turpi e sporche nella loro fangosa proposizione, sfoggiando rallentamenti al limite del doom nella mefitica "I Am Thy End", che vanta peraltro un bel basso posto in primo piano a guidare le belligeranti ritmiche dei Gort. Tracce di melodia si scorgono nell'incipit di "The Macabre Show of Life" prima che la furia guerriera divampi nelle linee impetuose di chitarra/batteria e basso, sorrette dalle sempre animalesche scream vocals di Lord Lemory, in quella che trovo essere la traccia più epica e battagliera dei Gort. Si prosegue verso la seconda metà dell'album e non c'è troppo spazio per variazioni al tema, sebbene "The Misanthrope" sveli un'epica voce che mi ha rievocato 'Vinterskugge' degli Isengard, un'altra delle diaboliche creature di Fenriz. Il sound della band italica continua con i suoi rimandi alla tradizione black scandinava, citando l'epicità degli Enslaved di 'Vikingligr Veldi', le sfuriate a la Mayhem, i tenebrosi richiami agli Emperor, il folklore dei Satyricon di 'Dark Medieval Times', l'ardore degli Ancient, senza dimenticare la crudezza dei Darkthrone o dei primissimi vagiti di Quorthon. Se vogliamo aggiungere poi che la band fa l'uso dell'italiano in "Odium Vincit Omnia", è facile accostare i Gort anche agli Aborym di 'Kali Yuga Bizarre'. Per farla breve, 'Pestiferous Worms Miasma' è raccomandato a tutti i nostalgici del black old school, ma anche a coloro, che per la prima volta, vogliono assaporare l'emozionalità di un genere che ha segnato il corso della storia nella nostra musica. (Francesco Scarci)

(Lupus Niger - 2016)
Voto: 70

martedì 10 maggio 2016

Terrorfront - We Don't Come in Peace

#PER CHI AMA: Black/Thrash Old School, primi Bathory, Possessed
Con una cover cd che richiama inequivocabilmente 'Panzer Division Marduk' dei Marduk (l'affinità con la band svedese rimarrà limitata al solo artwork), andiamo a conoscere i Terrorfront, band nostrana proveniente dalle pendici del Vesuvio, Napoli. 'We Don't Come in Peace' dichiara apertamente la natura guerrafondaia del quartetto partenopeo, che in questa prima loro fatica, ci aggredisce con soli cinque pezzi (che includono l'intro e la feroce cover dei Bestial Mockery, "Necroslut"), dediti a un sound sporco e primitivo. "Human Decline", oltre ad evidenziare la natura decadente della nostra società e a presagire l'arrivo di una nuova apocalisse, mette in mostra la brutalità della proposta old school del combo italico, anche a livello di una produzione casereccia, di quelle che nascevano in una session con amici, registrata nello scantinato di casa. Se vogliamo anche la musica dei quattro teppisti campani scava nelle viscere del metal, scomodando mostri sacri del black thrash primordiale, come Possessed o i Bathory del primo lp omonimo, che si rintraccia nel riffing abrasivo di "The Sons of Radiations". Per chi è nato sotto il segno di queste sonorità scarne e corrosive, a cui aggiungerei anche i Kreator degli esordi e gli Aura Noir, non sarà certo difficile dare un ascolto a questo disco, sarà come un tuffo nel passato, avere l'impressione che gli anni '80 non siano mai conclusi, che 'Morbid Visions' dei Sepultura o 'Hell Awaits' degli Slayer girino ancora come tapes, nel vostro rude impianto hi-fi, privo mi raccomando, di un lettore cd. Per chi invece è abituato a produzioni cristalline, pompose e magniloquenti, nonchè di sonorità contaminate, all'insegna del post-qualcosa, avantgarde o similia, l'EP dei Terrorfront rappresenterà soltanto un'anarchia musicale da cui fuggire. Per pochi nostalgici. (Francesco Scarci)

(Lupus Niger - 2015)
Voto: 60

https://www.facebook.com/terrorfront666