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mercoledì 26 ottobre 2011

Iron Maiden - Somewhere in Time

#PER CHI AMA: Heavy Metal
Della serie riscopriamoli, il 1986 è l'anno dove la strumentazione musicale ha subito una particolare modifica; è stata creata una nuova sonorità tramite i sintetizzatori per basso e chitarra elettrica. Questo è anche l'anno in cui il sesto album degli Iron Maiden, registrato tra i "Compass Point" e i "Wisselrood" Studios in Olanda, fu rilasciato con il titolo di "Somewhere in Time". La composizione dell'album fu affidata a solo due dei componenti della band, ovvero Adrian Smith (chitarra) e Steve Harris (basso), salvo per la traccia numero 7, intitolata "Deja vu", che fu scritta da Dave Murray (chitarra) che poi venne arrangiata con l'aiuto di Harris. Otto tracce in totale per questo album, che venne definito "spartiacque", perchè lo stile duro che i Maiden solitamente avevano utilizzato, dovette lasciar spazio a qualcosa di più melodico. L'azione prodotta dai sintetizzatori portò a fare varie prove su questo "melodic hard style" (mia piccola definizione). Vollero mantenere pur sempre il loro stile originale, cercando di non rivoluzionare tutto con uno stile puramente commerciale come fecero altre band. "Somewhere in Time" venne definito l'album più "snobbato" della loro intera discografia, perché tutt'ora solo alcune canzoni possono essere suonate live come ad esempio "Heaven Can Wait" e "Wasted Years". Le restanti tracce sono risultate impossibili da eseguire live perchè l'effetto dei sintetizzatori renderebbe le canzoni di scarsa qualità a differenza dalla registrazione in studio. "Heaven Can Wait" venne scritta e arrangiata completamente da Steve Harris: parla di un malato di cancro che lotta tra la vita e la morte. Una canzone con una base melodica che però poi sfocia in un coro continuo. Altra canzone da sottolinare è "Sea of Madness", scritta da Adrian Smith, mostra le notevoli e potenti cavalcate di basso di Harris; un particolare in più che mi fa apprezzare questa canzone è l'inizio del ritornello che la rende più attraente. Altro fantastico pezzo è "The Loneliness of the Long Distance Runner"; Steve Harris ci mette del suo per rendere grande questa song che contiene dei spaventosi giri di basso. Ultima ed epica, ecco far capolino "Alexander the Great" traccia che parla delle grandi gesta del mitico condottiero macedone che all'età di 33 anni ha conquistato terre e nazioni senza mai essere stato sconfitto sul campo di battaglia. La song della durata di circa otto minuti si rivela complessa e con una lunga parte strumentale, ma nel complesso è una canzone con delle buone fondamenta. "Somewhere in Time" vuole dare l'idea che pur essendo proiettati nel futuro e alla costante ricerca di migliorare il proprio stile, i Maiden vollero mantenere un saldo legame con il passato: basti dare un occhio alla copertina e molti particolari salteranno davanti a noi: un piccolo esempio è la torre dell'orologio che segna le 23.58 facendo riferimento alla canzone "Two Minutes to Midnght" dell'album "Powerslave". Questo sarà l'ultimo album prima che Adrian Smith lasci la band per la sua piccola parentesi in una carriera da solista che non ha avuto un gran successo, lasciando il posto al nuovo entrato Janick Gers, ma questa è un'altra storia. Catalogabile decisamente come un buon album nel complesso. (Alessandro Vanoni)

(EMI Records)
Voto: 75
 

sabato 22 ottobre 2011

Hinder - Take it to the Limit

#PER CHI AMA: Alternative, Post Grunge
Non posso dire che questi Hinder non si siano dati da fare. Si ripresentano con questa seconda uscita intitolata: "Take it to the Limit", che nella title track dell’album ha un accompagnatore d'eccezione ovvero Mick Mars, chitarrista e componente attivo della band statunitense dei Motley Crue. Le ventidue tracce che compongono questo lavoro sono assai varie: l’alternative metal qui contenuto, regala buone emozioni a chi lo ascolta, proprio perchè non risulta noioso e non puzza di album sentito e strasentito. Come ogni band, alle volte si scivola su delle classiche canzoni melense, come la terza traccia, "Last Kiss Goodbye"; immagino già alcuni di voi che potrebbe aver già fatto una faccia schifata, ma ragazzi, questa song è suonata dannatamente bene e la voce del signor Winklerla rende ancor più strabiliante. Uno stile anni '80 ben camuffato lo troviamo in "Up all Night" dove l'influenza di stile tendono molto verso i Motley Crue, per l'appunto. Me lo fa ricordare soprattutto per i coretti che si formano durante il ritornello. La scelta di aggiungere dei pezzi live nell'album mi ha intrigato, una sorta di viaggio sul palco mentre Winkler lancia qualche urlo, quasi volesse imitare la voce di Steven Tyler, (vocalist degli Aerosmith, tuttavia non avvicinandosi nemmeno un pò!). Da sottolineare che nel lavoro potete trovare anche una versione di qualche traccia in acustico: "Without you, Loaded and Alone" e "The Best is Yet to Come". La seconda traccia è molto meglio con la chitarra elettrica però; ci hanno provato ma non è venuta fuori sta granroba. Un violino e una chitarra acustica accompagnano la voce un pò tirata di Winkler, e ci portano a considerare il solito messaggio che molte band hanno tradotto in musica: "Live the Life with no Regrets"; che non è il titolo di una canzone ma una frase chiave che sta nel ritornello di "The best is Yet to Come". Buono lo stile che accompagna questi ragazzi: se rimarrete delusi datevi a Lady Gaga. (Alessandro Vanoni)

(Universal Motown Records Group)
Voto: 75

giovedì 9 giugno 2011

Nickelback - All the Right Reason

#PER CHI AMA: Pop Rock
Un paio d'anni di duro lavoro, e i Nickelback se ne vengono fuori con il quarto studio album. "All the Right Reason", è il nome dato a questo capolavoro (definito cosi da molti, ma non dal sottoscritto) che apre le porte ai tanti fan con un mix di suoni che variano dal pop rock molto soft, ad un rock più intenso e duro. Con questo album , Kroeger e soci, hanno cercato di levarsi di torno l'etichetta di band commerciale che molte volte (e non ingiustamente) gli è stata affibiata. Undici canzoni per un album per certi versi strano, infatti ad alcune di queste non si riesce a dare un giudizio ben preciso. In questa release troviamo il singolo "Far Away", che ha giocato un ruolo importante nella carriera dei nostri, perchè entrato nella top ten americana, addirittura alla posizione numero 8. Una lenta ballata made in Nickelback, che ha fatto capolino nelle radio di tutto il mondo, e sopratutto nelle teste dei fan, perchè una delle belle caratteristiche di questa band è di creare dei singoli che riescano a rimanere impressi nelle nostre menti. Il rock duro lo troviamo in "Follow you Home"; un ritmo molto coinvolgente con un testo, che rende altrettanto bella la canzone, in un mix tra un film d'azione in stile "Die Hard" e una piccola aggiunta del loro solito romanticismo che molte volte declassa i loro lavori. Resta una canzone apprezzabile anche se dopo il terzo ascolto stufa. I Nickelback, che in questi anni hanno guadagnato una buona fama e un buon posto tra le migliori band pop rock, una bella mossa se la deve comunque dare se vuole arrivare ancora più in alto. (Alessandro Vanoni)

(Roadrunner Records)
Voto: 65