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lunedì 11 giugno 2012

Dysthymia - The Audient Void

#PER CHI AMA: Brutal Death Metal Progressive
La band toscana ci giunge con questo super lavoro dopo un anno circa dalla sua uscita e dopo varie vicissitudini, cambi di formazione e stop forzati per motivi personali del vocalist Giacomo Bortone. I Dysthymia con “The Audient Void”, segnano un confine che sarà duro per molte death metal band superare, tanta è la precisione tecnica, la fantasia e la cura con cui suonano e costruiscono i loro pezzi. Basta ascoltare i singoli strumenti per tracciare un profilo della band. Una sezione ritmica strabiliante con un batterista (Giuseppe Bracchi) fuori dalla norma per capacità tecnica e feeling che rende i brani alquanto accessibili pur rimanendo intensissimo e devastante, una macchina da guerra ma di finissima artiglieria. Alla sua corte suona il basso Marco Bruni che a mio avviso fa un lavoro stupendo, sempre presente con un suono morbido e pulsante, avvalorato da questa brillante produzione che gli da eco e giusto podio. Le chitarre di Stefano Bargigli e Filippo Occhipinti sono agili e mai fuori luogo, complicate, violente e raffinate, metodiche e tecniche come i migliori Cynic, un equilibrio perfetto. Gli assoli sono uno spasso con quel retrogusto “Carcassiano” dal suono caldissimo e profondo (leggi Bill Steer) - ascoltate la traccia 2 più o meno al minuto 2:39 o al minuto1:12 e 3:02 del terzo brano la classe di questi chitarristi -. Infine la voce spaventa per padronanza della scena e versatilità tra growl strascicati stile Obituary, escursioni black/gothic oriented, Arch Enemy style e un velo di Dark Tranquillity, questo è un cantante da 10 e lode. Non starò qui ad elencarvi traccia dopo traccia quale sia la migliore perché in realtà tutte sono di ottimo livello e godibilissime. L'alto potere di questo album sta nel rendere il death metal (musica che non è per tutti) accessibile a chiunque voglia impegnarsi nel suo ascolto. Vorrei sbilanciarmi e affermare che “The Audient Void” ha raggiunto quello che molti dischi della scena internazionale sono solo riusciti a sfiorare e questo grazie ad uno sforzo di produzione extra - nazionale e un mixaggio e masterizzazione fatti a regola d'arte in un ottimo studio qual è l'Hertz di Bialistock in Polonia che ha visto passare band fondamentali come Vader o Decapitated. I Dysthymia hanno fuso le loro varie influenze, le hanno elaborate fino a renderle proprie e a loro modo originali, magari non del tutto innovative ma sicuramente un balzo in avanti come logica di mercato e qualità di prodotto. Il cd è ben confezionato, ben suonato, ben registrato e contenente un'anima, una passione “di ferro” e un gusto che parifica tecnica, orecchiabilità, potenza e stile in sette brani da favola. Tutto questo guarnito di liriche incentrate sul dolore e sulla descrizione dei peccati e delle aride illusioni della vita moderna.“Ode On Melancholy” e “Aching Pleasure” riprendono due strofe dall’omonima ode del poeta inglese John Keats sulla malinconia intesa in senso romantico e la depressione è descritta in “Slow Movements” . Special guest nel disco: Oleg Smirnoff (Death SS/ Vision Divine/ Eldritch) alle tastiere in “Certain Uncertainties”. La distimia (Dysthymia) è una forma di depressione cronica e di certo non rispecchia la “botta di vita” che l'ascolto di questo album ti riserva! Se cercavate l'album death metal da incorniciare questo fa per voi, non fatevelo scappare! (Bob Stoner)

(Buill2kill Records)
Voto: 90