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sabato 23 ottobre 2010

Aherusia - And the Tides Shall Reveal the Traces


Sono sempre stato un grande estimatore del metal estremo ellenico: ho sempre trovato geniali le band provenienti dalla Grecia per quell’alone di misticismo che da sempre le avvolgono, fin dai tempi degli esordi di Septic Flesh e Rotting Christ o per i meno famosi Zemial, Thou Art Lord e Necromantia. Non so come spiegarvelo, ma il cosiddetto “hellenic metal” ha un che di misterioso ed estremamente affascinante e questi Aherusia non sono certo da meno, già a partire dal loro nome che si rifà al mitologico lago dell’Ade. Per quanto riguarda poi il loro sound beh, preparatevi a partire per un leggendario viaggio nei Campi Elisi, fatto di oscure melodie, antichi rituali ed etniche litanie che traggono forte ispirazione dalla loro splendente cultura. Nelle 7 tracce qui incluse, si capisce che i nostri non sono certo degli sprovveduti a fronte di 13 lunghi anni di militanza nel sottobosco greco e il risultato sarà di certo entusiasmante per chi ha amato gli ultimi lavori dei connazionali e già citati Rotting Christ. Eh si, perché questo "And the Tides Shall Reveal the Traces" suona come un album di black metal atmosferico, pesantemente influenzato da elementi della tradizione folk ellenica grazie anche all’inserto di strumenti tipici della tradizione come la lira e altri a me sconosciuti, che hanno la delicatezza di un violino e che donano sicuramente qualcosa di magico ed epico all’intera composizione. Il tema di fondo che si respira in questo secondo lavoro dei nostri, è una sorta di estremizzazione della musica folk greca che trova la sua estremizzazione black solo nelle vocals, talvolta corrosive e in pochissimo altro (se non qualche riffs come nella conclusiva “To Our Ancestors”) perché per il resto, songs come “Lux Occulta”, “Archangels” o la opening track, mostrano l’abile capacità dell’act, di creare suggestive e maestose orchestrazioni, sorrette da un sound mai troppo veloce o pesante, in cui la tradizione si fonde col moderno, il folk con il metal e il sacro con il pagano, in quasi un’ora di emozioni in grado di tuffarci indietro nel tempo di quasi tremila anni. Forti di una produzione potente e cristallina ad opera del duo Sakis (Rotting Christ) e Christos (Septic Flesh), che esalta le potenzialità di questo album fuori dal tempo, l’esortazione d’obbligo che vi vado a fare è di andarli a cercare assolutamente sul loro sito e di acquistare una copia di questo cd uscito tra l’altro in formato digipack. Vibranti! (Francesco Scarci)

(Emotion Art Music)
voto: 75